20.4.13

Itália: o naufrágio da política

PRIMA di tutto il Paese. Ma il Paese vive anche delle istituzioni che lo reggono e garantiscono la funzionalità quotidiana della democrazia. Oggi le istituzioni sono in panne, e ieri si è clamorosamente capito perché. Non solo manca una maggioranza e manca un governo, ma il Parlamento è incapace di eleggere il capo dello Stato per lo spappolamento drammatico della sinistra. Quel perno non c'è più e per questo sul palazzo di Montecitorio sventola bandiera bianca. Il sistema è bloccato. Ma bisogna pur dire che l'epicentro della crisi è il Partito democratico. In pochi giorni il Pd ha travolto nella battaglia per il Quirinale un uomo antico e rispettabile come Franco Marini, gettato nella mischia senza convinzione e senza preparazione, come minimo comun denominatore di un'intesa con Berlusconi avversata e respinta dalla base del partito. Ieri il cannibalismo cieco dei parlamentari ha bruciato addirittura Romano Prodi, padre dell'Ulivo, l'unico quadro dirigente europeo di cui dispone oggi la sinistra. Ribellione, mancanza di guida, cupio dissolvi, dipendenza dal flusso dei tweet più che da qualche corrente di pensiero. Le spiegazioni sono tutte valide e tutte stupefacenti, salvo una: la mediocrità di un gruppo dirigente e di una classe parlamentare che non risponde più a niente, nemmeno all'istinto di sopravvivenza. Le dimissioni di Bersani sono doverose. Ma intanto tutti, segretario, fondatori e rottamatori devono essere all'altezza dell'emergenza: propongano un nome fuori dalla nomenklatura esausta del partito, scegliendo uomini che siano già un segno dell'indispensabile rifondazione della sinistra. Poi chiedano un atto di responsabilità al Parlamento e prima di tutto al partito, che da perno di una democrazia bipolare sta rischiando di diventare uno strumento inservibile della democrazia italiana. Un'altra sinistra è possibile, nell'interesse del Paese, a partire da questo naufragio. La Repubblica

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